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Evoluzione glaciologica

«L'attività dei ghiacciai avviene attraverso le variazioni del clima. Qualsiasi storia del clima, dei ghiacciai e delle marmitte, è una storia della natura, ma, nel contempo, una storia costruita teoreticamente dall'uomo e quindi con margini di dubbi più o meno ampi.

Tra i primi e più importanti studiosi a rilevare il ruolo dei ghiacciai nel modellamento della superficie terrestre, si annovera l'elvetico Jean Louis Rodolphe Agassiz (1807-1873), uno straordinario personaggio polivalente, come nello stile dell'epoca: botanico, glaciologo, geologo e geografo. È ad Agassiz che dobbiamo la "scoperta" di un clima del passato, quello delle grandi glaciazioni del Quaternario (l'inizio del quale si situa a 1.64 milioni di anni). Sensibilmente diverso da quello attuale, capace di condurre ripetutamente i ghiacciai sino agli spazi, oggi più che mai umanizzati, dei grandi fondovalle alpini e delle pianure che contornano la catena.

Il principale modellamento della Terra da parte dei ghiacciai è dovuto al clima degli ultimi 1,8-2 milioni di anni (Pleistocene). È un periodo caratterizzato da cicli glaciali, intervallati da cicli post-glaciali e interglaciali, durante i quali i ghiacciai si riducevano enormemente rispetto ai massimi raggiunti durante la piena attività del glacialismo.

Circa 10'000 anni fa parte l'epoca attuale (Olocene) caratterizzata da un clima molto più caldo, durante la quale i ghiacciai montani presentano dimensioni assai più contenute. Anch'essa è però caratterizzata da cicli non regolari, di maggiore o minore avanzata dei ghiacciai.

Secondo la teoria dello studioso serbo M. Milankovich (1879-1958), le variazioni del clima sono connesse con fenomeni astronomici in grado di modificare la quantità di energia solare ricevuta dal Pianeta. Secondo questa teoria ci sono quattro cicli fondamentali: uno di 100'000 anni, uno di 43'000 anni, uno di 24'000 e uno di 19'000 anni. Ogni 100'000, 43'000, 24'000 e 19'000 anni, quindi, il clima della Terra tenderebbe a modificarsi rispetto alla situazione precedente. La teoria di Milankovich venne confermata da tutt'altra ricerca, quella sui sedimenti marini, effettuata dallo studioso italiano Cesare Emiliani (1922-1995).


Circa 13'000 anni fa finisce quindi la storia, per ora almeno, delle ere glaciali. Un ultimo "rigurgito" risale a circa 11'000 anni fa, quando, già in fase di deglaciazione, l'Europa, per effetto di modificazioni nella circolazione della corrente nord-atlantica, fu sottoposta a una nuova, "breve" (circa 1'000 anni) glaciazione.

Il grande modellamento della superficie terrestre ad opera dei ghiacciai avvenne, non diversamente da quanto accade oggi a una scala infinitamente minore, "per opera" di due grandi fenomeni: quelli del deposito glaciale (morene, massi erratici ecc.) e quelli di erosione (tra cui, seppure connesse a processi più complessi, le cosiddette marmitte dei giganti).

Dell'erosione glaciale a Cavaglia vi sono due testimonianze: le marmitte dei giganti e la forra del Cavagliasco. Per quanto concerne in generale il fenomeno delle marmitte, va sottolineata una probabile sopravvalutazione del ruolo svolto direttamente dal ghiacciaio nella loro formazione.


Più propriamente, infatti, la loro origine è da attribuirsi alle acque di fusione delle grandi masse glaciali e dei materiali da esse trasportati. Ruoli importanti sono svolti tanto da massi di medie dimensioni di durezza superiore a quella della roccia in posto (massi erratici, cioè provenienti da substrati differenti posti a quote superiori), tanto dal trasporto leggero. In particolare, la sabbia, trasportata ad altissima velocità dalla corrente d'acqua, a sua volta sottoposta a grandi pressioni negli stretti spazi liberi tra ghiaccio e roccia (sul fondo o sui lati del ghiacciaio), assume una enorme capacità di abrasione dei corpi solidi. L'unione di questi processi e delle condizioni che li rendono possibili, tutto sommato rare, come rare sono in effetti le zone di marmitte presenti nell'arco alpino, conferisce a queste morfologie uno spiccato significato scientifico e paesaggistico: quello che senza dubbio alcuno possiamo attribuire alle meravigliose forme di erosione del "Giardino dei ghiacciai di Cavaglia"» (Luca Bonardi).

Eidg. Technische Hochschule Zürich

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